Sono stanca. Sono profondamente stanca di essere donna.
Donna in età fertile per la precisione.
Oggi è uno di quei giorni lì. Quei giorni in cui tutte le forze del male dell'estetica, dal pelo incarnito al brufolo sul mento, si vengono a concentrare nello stesso corpo femminile: la sindrome premestruale. Un nome articolato, di quelli per cui vanno pazzi tutti i fanatici dello spelling e della divisione in sillabe: due parole talmente musicali e piacevoli che a confronto le poesie in rima baciata di Gianni Rodari sembrano i titoli del telegiornale.
Questo finchè non ne conosci il significato.
Ognuna di noi vive il periodo premestruale in maniera diversa: c'è quella che manco se ne accorge, dal momento che non-c'ho-tempo-di-farmi-la-piega-figuriamoci-per-ste-stronzate-qua, c'è quella che se ne accorge ma non dà a vederlo (che poi io non sono sicura dei margini di successo di questa filosofia), c'è quella che non se ne accorge e te lo fa notare (per la precisione con tutto ciò che le capiti sotto mano) e c'è infine quella in cui sono gli altri a non notarlo, visto che quella lì ogni giorno c'ha una parola buona per qualcuno.
Se le donne quindi si sentono scoppiare come una macchina del caffè avvitata male e se sentono l'esigenza di risvegliare il camionista che c'è in loro, lanciando improperi a destra e a manca, gli uomini assistono sconcertati. E non mi sorprenderebbe se alcuni di loro si fossero nel frattempo muniti di giubbotto antiproiettile e iscrizione ad un corso di autodifesa.
C'è quello intelligente che ti gira alla larga.
C'è quello coraggioso che cerca di coccolarti.
C'è quello attaccabrighe che ti risponde a tono.
E poi c'è quello imbecille che ti dice : "stai calma".
Io dico, sei nato maschio e per tua natura pronunci nell'arco della tua vita un terzo delle parole che io sono in grado di pensare, almeno escitene con frasi intelligenti: che so, dimmi "amore come ti sta bene quel vestito!", invece che fare quella faccia da cassa integrazione ogni volta che esco dal camerino, Guardami dritto negli occhi e dimmi "andrà tutto bene", invece di attaccarti al telefono a chiedere consigli a tua madre: no, noi dell'uomo che ci dice stai calma proprio non sappiamo cosa farcene. Se non carta da macero.
Noi donne passiamo metà della nostra vita ad essere filosofiche, romantiche, frivole e fondamentalmente delle gran rompicoglioni: l'altra metà la trascorriamo a piangere. Escludendo le delusioni amorose, il travaglio del parto e le repliche di Grey's Anatomy, per il resto, piangiamo senza un apparente motivo. Così, tanto per vincere la ritenzione idrica. E poi ci sono quei giorni lì, quei giorni in cui avresti bisogno unicamente di un bagno rilassante, una coppa di gelato alla fragola in cui affogare i pensieri e qualcuno che ti dica ti amo.
Non un ti amo qualsiasi, ma un ti-amo-proprio. un ti amo che come-ti-sopporto-io-nessuno-mai.
Ecco tesoro, stai calma dillo a tua sorella o alla segretaria che reclama le ferie.
Vieni qui, dammi un bacio sulla fronte e stringimi forte.
Ok, non così forte.
E già che ci sei, levati quei fantasmini bianchi che mi fai venire il male di vivere.
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