Svegliarsi con la mente annebbiata, le palpebre pesanti e una sbavatura di eyeliner sul cuscino.
Dare un'occhiata al cellulare e sapere che si può dormire ancora un po' ("Grazie al cielo!").
Svegliarsi quattro ore dopo, ignorando la sveglia puntata alle 8.30, alle 8.40, alle 8.45 e così via fino alle 9.30, senza pentimenti o pensiero alcuno, con whatsapp che non ha fatto altro che trillare per tutta la sera e tutta la mattina tra audio, messaggi e foto della serata prima. L'inevitabile sorriso che spunta sul volto al ricordo degli aneddoti divertenti della serata appena trascorsa.
Due amiche, un'autostradale di distanza e la misteriosa triade da suonare. La leggerezza di affrontare gli inconvenienti che la vita ci ha presentato. La voglia di divertirsi.
Il vino bianco che riempiva con eleganza i calici di vetro, un tripudio di crèpe al pomodoro e verdure al gratin appena sfornate, le chiacchiere fino a mattina sul divano, la testa che gira: donne diverse tra loro per progetti futuri e stile di vita, che si riscoprono vicine nel celebrare l'amore per le piccole cose, la gioia della spensieratezza dei 20 anni, il riscatto per la vita che ancora non si sono godute forse abbastanza.
Ci sono forse donne più belle di quelle che sanno mangiare, bere e ridere allo stesso tempo? Ci sono forse donne più intelligenti di quelle che si dimenticano ogni tanto di stare attente alla linea, al buon senso e allo scorrere del tempo? Ci sono forse donne più affascinanti di quelle che, pur peccando di gola, lussuria o qualche altro vizio, mantengono intatta la propria femminilità?.
Ieri mattina mi sono svegliata talmente serena e leggera, per la prima volta dopo un periodo di cattivo umore, che mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo, perché ho capito che essere felici si può: non che questo post voglia essere un chiaro invito all'alcolismo, ma non posso nascondere che quel buon vino sorseggiato con la mia amica è stato per me catartico.
Le risate scroscianti, i selfie improbabili con l'amaro di Selvino da inviare all'amico, gli innumerevoli brindisi per le piccole vittorie che ognuna di noi ha conquistato fino ad ora nella battaglia della propria vita e perché no, abbiamo brindato anche per le sconfitte, sono esperienze e ci fanno crescere. Le guerriere che per una sera hanno lasciato l'armatura e lo scudo nell'armadio e hanno indossato un paio di tacchi e due dita di rossetto rosso, divertendosi a mostrare le gambe, ancora toniche di giovinezza e ancora bianche perché la sessione estiva non ci permette di prendere il sole.
Io non lo so se le donne che vivono di lavoro, di dieta, di palestra e rinunce siano davvero felici.
Io so che la felicità che piace a me ha il suono di risate chiassose, ha il suono di una canzone cantata a squarciagola, ha il suono di una chitarra, di un piano e di una martellante batteria. La felicità che io amo ha il sapore del vino, ma anche quello della tequila e della vodka. La mia felicità ha il calore del dormire vicini anche dopo una litigata e sapere che, anche dopo esserci scannati, loro ci saranno per me, ricompariranno anche solo con un messaggio, uno squillo e quel qualcosa che mi farà capire che "ci sono io/ci siamo noi".
La mia felicità ha le sembianze di un volto amico.
Un brindisi dunque: A NOI!
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