Oggi voglio condividere con voi ciò che mi è appena successo, e dato che ormai penso di essere completamente esaurita, sentite cosa questa breve storiella mi ha insegnato, vi racconto:
ero lì che studiavo quando sento dei rumori provenienti dalla camera. Salgo con circospezione come mi hanno diligentemente insegnato i film horror, armata di ciabatta (Hawaianas, grazie Luis che me le hai portate dal Brasile) per reagire ad un eventuale attacco alieno o di un serial killer o di un maniaco. Entro in camera e lo vedo: un cazzo di passerotto, non nel senso di un pene di un passerotto, ma "cazzo" nel senso di rafforzativo della paura che ho avuto.
Il passerotto era entrato dalla zanzariera rotta (mio papà l'ha montata l'altro giorno talmente male che dopo due ore era già mezza distrutta) e si divertiva a sbatterci contro mettendo in scena la metafora di me che sbatto contro la sfiga nella vita. Il passerotto doveva semplicemente uscire da un buco che aveva davanti agli occhi, ma niente, lui sbatteva su tutti gli altri lati.
Allora che ho fatto? L'ho aiutato sentendomi un po' Edoardo Stoppa un po' principessa Disney che parla con gli uccelli.
fonte: instagy.com
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Vorrei davvero trovare una morale per questa storia, ma non ce l'ho.
Forse il passerotto voleva dirci che spesso ci sentiamo in gabbia, ma che in fin dei conti questa gabbia ce la siamo costruiti noi stessi, che uscirne è più facile di quello che sembra e che a faticare per venirne fuori non siamo necessariamente soli.
Ragazzi, non allontanate chi vuole darvi una mano, magari non sarà essenziale per uscire dalla gabbia, ma almeno saprete che quella persona ci tiene davvero a voi, non siate sempre orgogliosi.
Detto ciò, ho appena pensato che magari il passerotto voleva solamente dirmi di aggiustare la zanzariera.
Ciao cazzo di passerotto, arrivederci <3
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